Piccina piccina mi guardai attorno e la mia attenzione fu attirata da dei pelushe, di quelli che hanno una cerniera e dove all'interno ci sono i cioccolatini. Notai due pecorelle, una nera e una bianca. Pensai fossero perfette, uguali ma di diverso colore. Le presi, erano così morbidose e carine. Pagai e tornai a casa nascondendole per non farle vedere ai miei. Andai nella mia cameretta, presi un paio di foglietti e scrissi una letterina, una per ciascuno. Le scrissi prima in matita e poi le ricalcai con le penne. Usai addirittura quelle gel, colorate e profumate, che usavo con così tanta parsimonia. Le colorai e ritagliai in modo che sembrassero delle piccole pergamene, le arrotolai e le infilai nei collarini con le campanelle delle pecorelle. Ero davvero soddisfatta di quel regalino, avevo fatto tutto io da sola.
Quando tornò mio padre dal lavoro mentre lui le dava i fiori arrivai anche io con i miei regalini. Trottorellai verso di loro carica di allegria e orgoglio. Misi i pelushe sul tavolo e dissi che avevo scritto anche una letterina.
Ero già pronta a ricevere i ringraziamenti, degli abbracci e delle carezze.
"Dove li hai presi?"
"Li ho comprati io!"
"Ma gli agnellini sono per Pasqua, saranno stati lì da allora"
Aggrottai le sopracciglia. Era settembre.
"Ma sono carini..."
"Eh... ma poi perchè una è nera? Chi è la pecora nera?" la mia mamma rideva. Stava scherzando. Però la mia testolina da bambina non capiva quell'umorismo da adulti. Mia madre prese i pelushe e li spostò sul bancone.
Non avevano neanche letto le letterine.
Provai un'enorme vergogna. Che stupida che ero stata. Ero solo una stupida bambina. Non avevo soldi per fare dei regali belli ma pensavo bastasse il pensiero. Neanche pensavo non potessero piacegli.
Sentivo il mio cuore calpestato, il mio affetto gettato via. Quelle risate mi facevano così male. Il petto mi scoppiava e non capivo perchè, non mi ero mai sentita così. Non riuscivo a fare altro che piangere e vergognarmi.
Quei pelushe vennero svuotati dal cioccolato e messi in camera fra i miei giochi. Li odiavo così tanto che li tenevo sempre sulla scaletta nascosti. Ogni volta mi ricordavano quella sera e mi facevo sentire male.
Quando diventai grande vennero spostati in uno scatolone finchè un giorno rispuntarono fuori. Mia madre li prese per darli ai miei cuginetti "Visto che belli? Quella bianca a Clio e quella nera a Luca. Se vi piacciono la zia ve li regala"
Nonostante fossi grande mi sentii così male. I miei regali buttati per terra, tirati e lanciati. Era come se quei due bimbi stessero giocando con il mio cuore di bambina.
Baci ma anche no
Mia Samsa
Mia Samsa
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RispondiEliminaMa che tenera!
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